Analizza l’aroma di altri pianeti e dimostra che Giove ha l’odore di una bomba puzzolente

Marina Barcenilla, astrobiologa e profumiera, ha ricreato nel suo laboratorio l’esperienza olfattiva di diversi angoli del cosmo. La conclusione è che siamo fortunati a vivere sulla Terra. Gli odori dell’universo sono ben lontani dalla poesia o dal mistero. Recenti ricerche dimostrano che se l’essere umano potesse annusare direttamente altri pianeti o nubi interstellari, l’esperienza sarebbe tanto intensa quanto sgradevole. Marina Barcenilla, astrobiologa e profumiera, ha ricreato alcuni di questi aromi a scopo divulgativo, come riportato dalla CNN.

Giove puzza di pipì di gatto e benzina: gli odori nauseabondi del Sistema Solare

Il suo lavoro, presentato in una mostra al Museo di Storia Naturale di Londra, offre una visione singolare: Giove emanerebbe un odore che oscilla tra l’urina di gatto e lo zolfo, a causa della presenza di ammoniaca e composti solforosi. Infatti, la stessa Barcenilla lo paragona a quello di “una bomba fetida”. Oltre a ciò, gli scienziati hanno identificato molecole oleose simili a quelle della benzina e dell’aglio.

Oltre al gigante gassoso, è stata studiata la composizione chimica di altri pianeti e satelliti come Titano, la cui atmosfera potrebbe ricordare mandorle amare, petrolio e pesce in decomposizione. In molti casi, l’odore serve come indizio per identificare possibili elementi organici che potrebbero indicare condizioni adatte alla vita.

In questo senso, i dati del telescopio James Webb hanno permesso di analizzare le atmosfere di esopianeti come K2-18b. Su questo pianeta oceanico, situato a circa 120 anni luce, è stata rilevata la possibile presenza di DMS e DMDS, composti che sulla Terra sono generati solo dall’attività biologica marina e il cui odore ricorda quello dei cavoli marci.

Lo spazio lascia tracce anche sulle tute

Gli astronauti hanno fornito testimonianze dirette. Dopo le passeggiate spaziali, alcuni, come Helen Sharman, hanno descritto un odore di metallo caldo o di saldatura. Ciò potrebbe essere dovuto alla presenza di ossigeno atomico nell’orbita terrestre bassa, che mescolandosi con l’aria delle stazioni genera ozono e diventa percepibile.

Inoltre, Sharman ha ricordato che durante la sua permanenza nella stazione Mir non si percepivano quasi odori, tranne quelli che si sprigionavano quando si immergeva il viso direttamente nei sacchetti del cibo. Le condizioni di microgravità impediscono all’aria calda di salire, rendendo così difficile la diffusione degli odori.

In regioni come Sagittario B2, una nube interstellare vicina al centro della galassia, sono state rilevate sostanze come etanolo, metanolo, acetone ed etilenglicole. Questi composti ricordano l’odore dei prodotti per la pulizia, degli antigelo o delle vernici e consentono di dedurre complessi processi chimici.

Uno degli esempi più curiosi è il formiato di etile, una molecola associata al sapore del lampone, ma che isolata ha un odore simile a quello dell’alcol forte o del solvente per unghie. Queste sostanze contribuiscono alla formazione di stelle, comete e pianeti e aiutano a comprendere le origini della vita nel cosmo.

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