Non tutti hanno la capacità di ricordare ciò che hanno sognato. Al risveglio, mentre alcuni conservano un vago ricordo, altri sono in grado di ricordare con estrema precisione ciò che hanno sognato mentre dormivano. Ciò che accade al cervello e al nostro corpo mentre dormiamo rimane un mistero. Tuttavia, secondo la scienza, la differenza tra chi ricorda i sogni e chi no ha una spiegazione. Le prove suggeriscono che praticamente tutti sogniamo mentre dormiamo e, in effetti, possiamo farlo per gran parte della notte. Uno studio pubblicato su “Communications Psychology” ha utilizzato come campione 217 adulti sani di età compresa tra i 18 e i 70 anni. Il riposo dei partecipanti è stato registrato con dispositivi e test psicometrici, al fine di saperne di più sui loro sogni.
Atteggiamento positivo nei confronti dei sogni
I risultati rivelano che ci sono variabili che influenzano questo tipo di esperienze. Avere un atteggiamento positivo nei confronti dei sogni, una maggiore propensione a divagare mentalmente e modelli di sonno con molto sonno leggero aumentano la probabilità di ricordare i sogni. Inoltre, il ricordo dei sogni è influenzato anche dai cambiamenti notturni nei modelli di sonno.
Anche la capacità di ricordare varia a seconda della stagione dell’anno. I partecipanti ricordavano più sogni in inverno che in primavera o in autunno.
Come ha spiegato a questo giornale Giulio Bernandi, uno dei principali autori di questo lavoro, sono diversi i fattori che influiscono. “I risultati di questo studio suggeriscono che la capacità di ricordare i sogni (nota anche come ‘dream recall’) non è solo una questione di probabilità, ma un riflesso di atteggiamenti personali, caratteristiche cognitive e dinamiche del sonno”, afferma Bernandi.
I sogni sono stati oggetto di numerosi studi. Secondo un’altra ricerca condotta da un team di ricercatori dell’Università Johann Wolfgang Goethe (Germania), la stimolazione elettrica può aiutarci a controllare i sogni. L’esperimento, condotto su 27 volontari, aveva lo scopo di scoprire se attraverso la stimolazione cerebrale fosse possibile indurre sogni lucidi, ovvero quei sogni in cui, oltre ad avere piena coscienza, è anche possibile dirigere e controllare il proprio sogno.
In questo modo, gli esperti hanno valutato l’attività neurale di ciascuno dei partecipanti mentre dormivano. Quando i partecipanti hanno raggiunto i tre minuti di REM, ovvero la fase in cui l’attività cerebrale aumenta, i ricercatori hanno introdotto stimoli elettrici di onde gamma a diverse frequenze nelle regioni frontale e temporale del cervello. Pochi istanti dopo, gli esperti hanno svegliato i volontari e li hanno sottoposti all’analisi del sistema LuCiD, un metodo progettato per classificare i sogni in base a una serie di fattori.